martedì 20 febbraio 2018

Ansia: quali vantaggi psicologici presenta?


Per ansia si intende l’immobilizzazione nel presente a causa di ciò che succederà o non succederà nel futuro.

L’ansia naturalmente non va confusa con i progetti per il futuro: se abbiamo dei progetti e ci stiamo dando da fare per raggiungerli e migliorare il nostro futuro, è chiaro che non è il caso di parlare di ansie e di preoccupazioni. Quando invece un qualcosa che appartiene al futuro ci paralizza adesso, nel presente, allora si può parlare di ansia.

I comportamenti ansiosi

Numerosi sono i comportamenti ansiosi legati alla nostra cultura. Ne farò qualche esempio tipico. Le frasi messe nelle parentesi sono quelle con cui si suole giustificare la propria ansia:

“Io entro in ansia riguardo…”

La mia salute (“Se non me ne curo, potrei morire in qualsiasi momento!”)

Il mio lavoro (“Se non me ne preoccupo, potrei perderlo”)

La situazione economica(“Visto che non se ne cura lo Stato, qualcuno dovrà pure preoccuparsene no?”)

I miei figli (“Tutti si preoccupano dei figli. Non sarei un bravo genitore se non me ne dessi pensiero no?”)

Gli incidenti (“Ho sempre il pensiero che a mio marito accada un incidente. Se ne sentono sempre all’ordinne del giorno!”)

La morte (“Tutti hanno paura della morte, tutti se ne preoccupano. Non sono mica il solo!”)

Il parlare in pubblico (“Mi blocco, e come se entrassi in uno stato di confusione. Mi si annebbia la mente e non so più quello che devo dire”)

E la lista, ovviamente, potrebbe continuare ancora a lungo.

Per eliminare l’ansia è necessario comprenderne il motivo. Mi spiego meglio: se l’ansia occupa una gran parte nella nostra quotidianità, ha altresì numerosi precedenti che la motivano. Andiamo allora ad osservare quali vantaggi psicologici presenta la scelta dell’ansia.

I vantaggi psicologici dell’ansia

Fuggire dal presente: se passiamo il tempo nell’immobilizzazione su qualcosa che appartiene al futuro (pensiero ansiogeno), stiamo cercando di sfuggire al presente e a tutto ciò che nel presente ci disturba.

Si evita di correre dei rischi: se mi occupo dell’ansia e della mia preoccupazione, come posso agire? Una lamentela che si sente spesso infatti è quella del tipo: “Non riesco proprio a fare nulla, sono troppo preoccupato di… o in pensiero per…”. Questo è un lamento molto frequente nella gente comune che ha il vantaggio, naturalmente, di mantenere tutto uguale, di tenerci immobili e di evitare il rischio che comporta invece agire e quindi cambiare.

Sono buono: grazie alla mia ansia mi posso sempre etichettare come persona che se la prende a cuore. Così le mie ansie dimostrano che sono un buon genitore, una buona moglie, una buona  figlia, insomma un buon tutto.

L’ansia è un alibi a portata di mano per alcuni comportamenti autodistruttivi: se per esempio sono già sottopeso, non c’è dubbio che mangio ancora meno quando sono in ansia e preoccupato; ho in questo modo un motivo in più per tenermi le mie ansie. Lo stesso vale per il vizio del fumo: fumo di più quando sono in ansia per qualcosa, quindi mi tengo le mie preoccupazioni per fare a meno di smettere di fumare. Questo meccanismo nevrotico funziona anche nel campo della salute, degli affetti, del lavoro, delle relazioni, etc. L’ansia ci permette di evitare un cambiamento, perché è più facile preoccuparsi dei dolori che provoca una gastrite, piuttosto che correre il rischio di conoscerne le cause psicologiche e agire direttamente su queste.

Le mie ansie mi impediscono di vivere: una persona preoccupata, ansiosa, non vive, resta immobile. Una persona attiva si dà invece da fare, vive ogni giorno con intensità e affronta il nuovo con coraggio. L’ansia è una scusa formidabile per non fare nulla, perché è più facile preoccuparsi, che non agire.

L’ansia può determinare sintomi fisiologici come ulcere, ipertensioni, nausee, emicranie, mal di schiena e simili. Anche se questi non sembrano dei veri e propri vantaggi, ci fanno diventare oggetto di una considerevole attenzione altrui e giustificano molta autocommiserazione. Più di star bene si preferisce farsi compatire.


Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeuta. 

Dal sito: www.quipsicologia.it 

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