lunedì 12 febbraio 2018

La paura: il respiro bloccato


Ci immobilizziamo di fronte a degli eventi, rimandiamo scelte, produciamo una miriade di pensieri per giustificare, allontanare o aggirare l’ostacolo. 
Cosa c’è dietro questo comportamento evitante?
Cos’è la paura
Il funzionamento della paura è necessario alla sopravvivenza, fa parte del bagaglio evolutivo che nei secoli i predecessori hanno testato per noi: una grande eredità che ci appartiene. Un vero e proprio meccanismo di difesa attivo dalla nascita, presente in tutti noi.
Essendo un’emozione fondamentale alla sopravvivenza ad essa è collegata un’attivazione neurofisiologica istantanea: aumento battito cardiaco, muscolatura tesa, respiro mozzato, secrezione di adrenalina, calo della soglia del dolore, aumento delle percezioni sensoriali.
La differenza tra paura e fobia risiede nella minaccia che nel primo caso è reale, nel secondo caso è solo nella nostra testa.
Come nasce 
Dietro ogni paura c’è qualcosa di già vissuto, qualcosa che spesso non sta in superficie, una traccia di memoria che dal passato arriva nel nostro presente e tiene attiva la paura in ogni momento della giornata, compromettendo le future relazioni e dunque, il benessere psicofisico e la qualità di vita.
– Ambiente allarmante
Un bambino che cresce in un ambiente familiare ansiogeno, atmosfera di continua paura ed allarme;
– Rigidità dei genitori
Iperprotezione, ambiante ristretto, regole rigide;
– Stress post-traumatico
Un evento traumatico altera le percezioni successive, tutto ciò che accade provoca ansia.
Sono tre situazioni diverse, tutte con il medesimo risultato: chiusura del campo visivo ai soli stimoli legati all’esperienza traumatica. Esempio classico l’incidente d’auto, in seguito ad esso presteremo attenzione solo alla strada, mani sul volante, tensione muscolare.
Come si manifesta 
Freeze-Fight-Flight: congelati, combatti o fuggi. Sono queste le tre reazioni di fronte alla paura di uomini e animali.
  • Congelarsi: la persona resta ferma e non affronta le situazioni, chiude le porte della comunicazione, si immobilizza per non sentire la paura e resta nel suo mondo negando completamente la realtà;
  • Combattere: in questo caso abbiamo un comportamento costantemente pronto all’attacco, arrabbiato, aggressivo, cinico, in continua discussione, polemico, associa la paura alla fragilità e non l’accetta;
  • Fuggire: un tipico atteggiamento di chi trova scuse e giustificazioni, non affronta la paura evitando ogni responsabilità, fa e dice mille altre cose pur di non agire.
Cosa altera 
  • PENSIERI: pensieri ripetitivi, continue analisi ed interpretazioni, ogni stimolo viene filtrato dalla paura;
  • EMOZIONI: rabbia, frustrazione, pericolo imminente, mancanza di fiducia;
  • SISTEMA FISIOLOGICO: di fronte alla paura tiriamo un respiro che resta bloccato, sistema immunitario debole per il troppo consumo di energie, stomaco contratto;
  • POSTURA: movimenti lenti, rigidità posturale, spalle tese e chiuse, espressione fissa, occhi sbarrati.
Rischi
La paura constante chiude la possibilità di nuove storie, nuove esperienze ed emozioni:
– congelarci rende ogni relazione statica, mai profonda e spesso fragile; 
– evitare non ci permette una vita piena;
– combattere consuma le nostre energie.
In casi prolungati la reazione del nostro organismo è lo stress, in ultimo il fastidioso campanello dell’ansia che può portare ad attacchi di panico.
Cosa possiamo fare?
Innanzitutto, accettare la paura non è segno di debolezza né di sconfitta. Un aspetto fondamentale è non colpevolizzare i genitori: ognuno di noi porta in sé una storia che va accettata e rispettata, e dobbiamo staccarci da questa e camminare con le nostre gambe.
Attraversare più e più volte l’esperienza che scatena la paura per creare nuove tracce di memoria nel presente, lasciandoci il passato alle spalle.
Lavorare sull’allentamento della muscolatura attraverso la respirazione profonda, aprire le sensazioni e riprendere un contatto profondo in pieno benessere.
Tutti possiamo imparare a riconoscere la paura, ma prima, dobbiamo accettarla.

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